La Potenza delle Narrazioni: Come le storie influenzano la nostra percezione del mondo
Niente ci convince di più di una storia. Ciò che ci rende maggiormente credibile un evento, non sono i fatti, i dati che possiamo raccogliere, ma il modo in cui lo raccontiamo a noi stessi o ci viene raccontato dagli altri. “La nostra mente è un sistema di storie che creiamo per noi stessi, storie che spiegano il nostro mondo e ci guidano attraverso la vita”. Potremmo raccontare così uno dei lasciti più importanti di Daniel Kahneman, psicologo israeliano, nato a Tel Aviv il 5 marzo 1934 e scomparso il 27 marzo scorso. Premio Nobel per l’economia nel 2002. Quel Nobel che, rimanendo in tema di storie, volle condividere con l’amico e collega Amos Tversky, scomparso prematuramente nel 1996. Kahneman e Tversky svilupparono insieme la teoria delle prospettive (Prospect Theory), che rivoluzionò il modo in cui vengono osservate le scelte economiche, sfidando le teorie vigenti che presumevano che la scelta prevedesse un comportamento razionale finalizzato alla massimizzazione dell’utilità, una asettica valutazione costi/benefici.
Prospect Theory: La rivoluzione di Kahneman e Tversky nel campo delle scelte economiche
La teoria delle prospettive ci racconta altro, ci dice che le decisioni umane sono complesse e spesso irrazionali. Le emozioni, le convinzioni personali, i punti di riferimento e il contesto giocano un ruolo cruciale nel nostro processo decisionale e dobbiamo tenerne conto, se vogliamo comprendere il modo in cui le persone decidono. “Nessuno ha mai preso una decisione a causa di un numero,” sosteneva Kahneman,“le persone hanno bisogno di una storia”. Dimostrò questo fenomeno in molteplici esperimenti. Caso dopo caso, mostrò che le persone ignorano persino fatti e cifre ovvie, andando alla ricerca di descrizioni più vivide. I dati sono difficili da decifrare quando sono isolati, ma diventano significativi se confezionati con concetti familiari o evocativi. Sono le storie che guidano le decisioni.
WYSIATI: Quando ciò che vediamo è tutto ciò che crediamo
In sostanza, quanto più facilmente le persone riescono a immaginare qualcosa nella loro mente, tanto più ci credono. Sono le convinzioni personali gli elementi che generano maggiore fiducia in noi e tale fiducia dipende principalmente da ciò che vediamo e dalla qualità della storia che possiamo raccontarci. Ma anche ciò che vediamo è anche esso influenzato dalle nostre convinzioni e non da ciò che è, quindi vediamo poco. È su quel “poco” che basiamo le nostre decisioni. Così ci spiega Kahneman nel suo testo più conosciuto “Pensieri lenti e veloci”, definisce questo concetto come WYSIATI – What you see is all there is, quello che vedi è tutto quello che c’è.
Kahneman ha aperto nuove strade nella comprensione di come le persone pensano e scelgono, e la sua teoria continuerà probabilmente ad influenzare la ricerca e la pratica in molti campi, perché ci permette di tenere conto della complessità del pensiero umano, che caratterizza la presa di decisione.
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